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Blog – Gruppo MultiMedica

Abbasso il colesterolo cattivo

È noto che avere il colesterolo alto nel sangue (ipercolesterolemia) predispone alle malattie delle arterie, in particolare quelle che forniscono sangue al cuore, ovvero le coronarie. Ma non risparmia neppure quelle che vanno al cervello, ai reni e alle gambe.

Infatti, l’aumento di colesterolo provoca più facilmente l’accumulo di grassi nella parete arteriosa, dove si forma, più o meno velocemente, una “placca” di aterosclerosi. Questa restringe il lume del vaso riducendo l’apporto di ossigeno oppure, più raramente, può infiammarsi e, rompendosi, provocare l’occlusione completa dell’arteria a causa della formazione di un trombo.

Da qui l’interesse del Medico per il mantenimento del tasso di colesterolo nel sangue entro limiti di sicurezza. Classicamente questi limiti nella popolazione generale sono: 200 mg/dl per il colesterolo totale, 130 mg/dl per il colesterolo LDL (quello “cattivo”, aterogenico), mentre per il colesterolo-HDL (quello “buono”, protettivo) i valori dovrebbero essere maggiori di 39 mg/dl per gli uomini e 45 mg/dl per le donne.

In realtà, si è visto che questi limiti sono solo indicativi e non possono essere validi per i pazienti che presentano un alto rischio di malattie su base aterosclerotica: ad esempio i diabetici, gli ipertesi, i fumatori e, soprattutto, chi ha già sofferto di un infarto cardiaco.

Per questi ultimi, si è visto che tanto più basso è il valore di colesterolo LDL, ottenuto con la dieta, l’esercizio fisico e se necessario i farmaci ipocolesterolemizzanti, tanto migliore è la prognosi, cioè l’assenza negli anni a venire di nuovi episodi di malattia cardio-vascolare.

Un limite auspicabile potrebbe essere quello di 70 mg/dl di colesterolo LDL e 150 per il colesterolo totale. Gli studi clinici controllati, infatti, hanno documentato che, riducendo di 39 mg/dL in 5 anni il colesterolo LDL è possibile abbassare del 23% il numero di nuovi infarti. Questo, ovviamente, senza perdere di vista l’attento controllo degli altri fattori di rischio coronarico e in particolare il diabete e la sindrome metabolica, una vera e propria epidemia dei nostri giorni.

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