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Blog – Gruppo MultiMedica

Il tumore primitivo polmonare

Il tumore primitivo polmonare è la forma principale di neoplasia maligna nell’uomo e la seconda nella donna, dopo il tumore al seno. In Italia ogni anno vengono diagnosticati circa 35.000 nuovi casi di tumore maligno del polmone, non operabili in oltre il 70% dei pazienti.

Il dr. Matteo Incarbone, responsabile della Chirurgia Toracica dell’Ospedale San Giuseppe di Milano ci aiuta a capire meglio di cosa si tratta e cosa di può fare per una corretta prevenzione.

Perché i tumori polmonari sono così frequenti?

Il carcinoma polmonare o bronchiale è una forma di tumore in costante e progressivo aumento in tutti i paesi occidentali. L’esposizione a sostanze tossiche di origine industriale presenti nell’aria che respiriamo e l’alto consumo di sigarette sono i principali responsabili del drastico aumento di incidenza dei tumori broncopolmonari, tanto che questa forma di tumore è al primo posto come causa di mortalità maschile e a breve raggiungerà la stessa posizione anche nel sesso femminile, proprio in rapporto alla diffusione tra le donne dell’abitudine al fumo. Negli anni ’70 colpiva una donna ogni 10 casi, oggi il rapporto uomo/donna è 3 a 1.

Ci sono diversi tipi di carcinoma polmonare?

Queste forme di tumore si dividono in gruppi principali: i carcinomi polmonari non a piccole cellule, di cui l’adenocarcinoma è il tipo istologico più frequente, e il carcinoma a piccole cellule o microcitoma.
Le possibilità di sopravvivenza sono correlate allo stadio della malattia, se lo stadio è iniziale le possibilità di cura e guarigione sono alte, al contrario sono vicine allo zero quando ci sono le metastasi.
In generale purtroppo solo nel 15% dei casi il cancro del polmone viene riscontrato mentre è ancora in fase iniziale, mentre in poco più del 20% dei pazienti alla diagnosi la malattia è localmente avanzata e si presenta con un coinvolgimento dei linfonodi, infine in oltre il 60% il cancro del polmone viene scoperto quando ci sono già metastasi diffuse in altri organi.

Quali sono i sintomi e gli esami da fare?

La mancanza di sintomi nella fase iniziale dello sviluppo del carcinoma è la causa principale del ritardo diagnostico che riscontriamo nella maggior parte dei pazienti. La tosse persistente è un disturbo che deve spingere ad eseguire una radiografia del torace, così come la presenza di catarro contenente del sangue, il dolore toracico, i disturbi respiratori di varie entità fino alla dispnea e la febbre possono essere tra i primi sintomi causati dal tumore.
La radiografia del torace è ancora il mezzo più usato come primo approfondimento diagnostico. La TAC è lo strumento migliore per visualizzare l’estensione della neoplasia e i rapporti che contrae con le varie strutture toraciche, per verificare l’interessamento linfonodale e l’eventuale presenza di metastasi.
Quando si sospetta un carcinoma polmonare è fondamentale eseguire una biopsia per confermare la diagnosi da un punto di vista istologico. Di recente introduzione, la PET è un ottimo strumento per scoprire metastasi occulte e può essere molto utile per definire la natura di lesioni di dubbia interpretazione.

Come si cura il cancro al polmone?

La terapia si fonda su tre presidi fondamentali: la chirurgia, la chemioterapia, la radioterapia. Oltre a queste forme di trattamento ci sono le terapie sintomatiche che, pur non potendo influire sulla sopravvivenza del paziente, risultano importanti nel migliorarne la qualità della vita.
La terapia chirurgica ha lo scopo di asportare radicalmente la neoplasia ed è la terapia di scelta nei tumori di stadio iniziale. Quando la neoplasia è localmente avanzata, con la chemioterapia, ed eventualmente anche con la radioterapia, si può ottenere una riduzione della massa che consente di intervenire chirurgicamente in un secondo tempo.
Nei pazienti inoperabili, la chemioterapia e la radioterapia sono in grado di indurre remissioni di vario grado della neoplasia, determinando in molti casi un significativo allungamento della sopravvivenza rispetto ai pazienti non suscettibili di alcun trattamento.

Gli interventi chirurgici sono meno invasivi rispetto al passato?

Negli ultimi anni lo sviluppo della tecnica chirurgica ha reso possibile, per i tumori di stadio iniziale, l’esecuzione di molti interventi in videotoracoscopia. Con questa metodica non invasiva (o, come dicono gli americani, “minimamente” invasiva) è possibile effettuare resezioni polmonari minori e maggiori come le lobectomie senza le dolorose e deturpanti cicatrici chirurgiche che comportano i tradizionali interventi a “cielo aperto”.
Nel caso di masse neoplastiche che invadono grossi vasi (vena cava, aorta, ecc.) o la parete toracica, l’approccio chirurgico contemporaneo di specialisti di più discipline (chirurgo toracico, cardiochirurgo, chirurgo vascolare, ortopedico, chirurgo plastico) consente di intervenire con successo su casi fino a pochi anni fa giudicati inoperabili.

Esiste una prevenzione efficace?

Esistono due livelli di prevenzione. La prevenzione primaria consiste nell’evitare tutte quelle situazioni che ci espongono al rischio di sviluppare un tumore: innanzitutto l’abolizione totale del fumo di sigaretta perché rappresenta il fattore di rischio più importante e causa oltre l’80% dei casi di cancro al polmone.
Rispetto agli anni passati, oggi una percentuale troppo alta di giovani è dedita al fumo proprio perché non viene più visto come un pericolo per la salute, per invertire questa tendenza si dovrebbero istituire apposite campagne di informazione già a partire dalla scuola primaria.
Un secondo livello di prevenzione consiste nel fare periodicamente esami radiografici per diagnosticare precocemente un tumore nei pazienti a rischio come ad esempio i fumatori attivi o gli ex forti fumatori; diversi studi sia in Italia che all’estero sono attualmente in corso per verificare se eseguire una TAC del torace con regolarità può essere una prevenzione efficace.

Anche fumo passivo e inquinamento rappresentano un pericolo?

Certamente sì, e il pericolo è tanto maggiore quanto più si è esposti alle sostanze cancerogene. Anche l’esposizione professionale di chi lavora con sostanze chimiche come vernici, solventi, ecc. aumenta il rischio di tumore. In questi casi basterebbe seguire le normative di legge come ad esempio l’utilizzo di apposite cappe di aspirazione per ridurre l’esposizione in maniera efficace. E’ dimostrato anche che il fumo passivo aumenta il rischio di cancro e le statistiche i dicono anche che i figli dei fumatori saranno più probabilmente degli adulti che fumeranno rispetto ai figli dei non fumatori.

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