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Blog – Gruppo MultiMedica

Antidolorifici: istruzioni per l’uso

Dolori mestruali, articolari, cervicale oltre ai classici mal di pancia, emicrania, mal di denti e di orecchie: per tutto questo e per molto altro ancora ricorriamo agli antidolorifici. Dolori acuti e cronici, dolori post-operatori, febbre, dolori legati ad una patologia oncologica, dolori neuropatici, anche in questo caso si parla sempre di antidolorifici. Pertanto è buona norma capire e conoscere l’origine del dolore per poterlo affrontare nel migliore dei modi. In relazione ad origini e cause, il dolore può essere così suddiviso sostanzialmente in tre grandi categorie.

Il dolore muscolo-scheletrico

Incominciamo dal dolore muscolo-scheletrico, che può interessare i muscoli, le ossa, i tendini, le articolazioni, le cartilagini. Spesso all’origine di questo tipo di dolore può esserci un trauma o un sovraccarico, come ad esempio il sollevamento di un peso eccessivo che genera il classico mal di schiena. Il primo approccio per questa tipologia di dolore consiste sicuramente nell’utilizzo di farmaci di automedicazione, cioè farmaci acquistabili in farmacia senza la necessità di una prescrizione medica. Rientrano in questa categoria i FANS, (farmaci antiinfiammatori non steroidei), classe farmacologica ad azione antiinfiammatoria ma anche analgesica e antipiretica in grado cioè di ridurre la febbre grazie all’inibizione del processo infiammatorio. Tra i FANS di più largo utilizzo come farmaci di automedicazione si ricordano l’acido acetilsalicilico, capostipite della famiglia, l’ibuprofene, il diclofenac, il piroxicam.
I FANS possono avere importanti controindicazioni, la più comune è la gastro-lesività, per questo motivo è importante non prolungare la terapia per un periodo eccessivo: se al terzo o quarto giorno non si riscontra un beneficio, è opportuno contattare il proprio medico.

Il dolore neuropatico

Proseguiamo con il dolore neuropatico, che può derivare da un danno o da una disfunzione del sistema nervoso centrale o periferico, può essere la manifestazione di alcune patologie neurodegenerative, può esordire in maniera acuta ma tende solitamente a cronicizzare. Rientrano in questa tipologia di dolori la neuropatia diabetica, la nevralgia post-erpetica e la nevralgia del trigemino. Il trattamento farmacologico del dolore neuropatico si avvale di farmaci sviluppati inizialmente per altre patologie e rivelatisi poi efficaci nel trattare la sintomatologia dolorosa associata alle neuropatie. Tra questi ricordiamo gli antidepressivi, gli antiepilettici e per alcuni casi gli analgesici oppoidi. Scarsamente poco efficaci sono invece i FANS di cui si è precedentemente parlato.

I farmaci antidepressivi, tra i quali il più usato inizialmente con questa specifica indicazione è stata l’amitriptilina, richiedono particolare cautela nel loro utilizzo per i molteplici effetti collaterali che possono comportare. La duloxetina, appartenente ad un’altra categoria di antidepressivi, è gravata invece da minori effetti collaterali e trova oggi indicazione per il trattamento della neuropatia diabetica. I farmaci antiepilettici indicati ed utilizzati con maggior frequenza nel dolore di tipo neuropatico sono il gabapentin ed il pregabalin, anch’essi da utilizzare come i precedenti sotto stretto controllo medico seppur caratterizzati da minori effetti collaterali e con estrema cautela nei pazienti affetti da insufficienza renale.
Tra gli analgesici oppioidi, quello più comunemente utilizzato è il Tramadolo, un farmaco generalmente ben tollerato sebbene possa indurre una riduzione significativa dei valori di pressione arteriosa, dare vertigini e sonnolenza. In considerazione di quanto detto, in particolare degli effetti collaterali correlati al loro utilizzo, questi ultimi farmaci non possono prescindere dall’attenta consultazione del medico.

Il dolore oncologico

Infine il dolore oncologico , che può presentarsi in diversi momenti della malattia neoplastica quale fattore aggravante il quadro clinico del paziente e può dipendere dalla malattia stessa o dai suoi trattamenti. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stabilito fin dal 1996 la necessità di iniziare subito la terapia con farmaci volti ad alleviare il dolore nel paziente oncologico, al fine di migliorarne la qualità di vita, secondo una scala specifica chiamata anche “Scala analgesica a tre gradini”. Il primo gradino del trattamento è rappresentato dagli analgesici non oppiacei, come ad esempio il paracetamolo o i FANS, si prosegue poi con il secondo gradino ove troviamo per il trattamento del dolore da lieve a moderato gli oppioidi quali ad esempio la codeina in associazione al paracetamolo e/o il tramadolo. Per concludere con il terzo gradino che utilizza, per il dolore da moderato a severo, la morfina per via orale o il metadone a dosi crescenti, entrambi da soli o in associazione ad altri analgesici oppioidi. Il passaggio da un tipo di trattamento al successivo, l’aumento delle dosi ed il ricorso a forme farmaceutiche diverse è volto a raggiungere e mantenere il controllo più soddisfacente del dolore. La scala descritta prevede anche l’uso di terapie adiuvanti, di cui fanno parte i farmaci anticonvulsivanti, gli antidepressivi, i corticosteroidi, i bifosfonati, gli anestetici locali e gli antispastici.

Conclusioni

 

Quando si ha necessità di assumere un farmaco antidolorifico, di qualunque tipo esso sia, è importante non sottovalutare la scelta della forma farmaceutica da utilizzare. Questi farmaci infatti sono presenti in commercio in varie formulazioni, dalle creme e i cerotti per uso topico, alle compresse rivestite per uso orale, le buste anch’esse per uso orale, le fiale per la somministrazione intramuscolo, sottocutanea o endovenosa. La scelta della forma farmaceutica più appropriata dipende dalla tipologia del proprio dolore (sede, intensità, acuzie o cronicità), si sceglierà quindi pomata per uso topico per un dolore lieve, un cerotto transdermico per un controllo a più lunga durata d’azione, buste da sciogliere in acqua per una più pronta insorgenza d’azione, compresse, supposte e buste per la somministrazione sublinguale per evitare l’assorbimento del farmaco a livello gastrico, fino ad arrivare alle fiale da somministrare sottocute, in muscolo o per via endovenosa per i dolori più gravi.

Come orientarsi dunque in questo ampio ventaglio di possibilità? Per ogni dolore esiste la possibilità di utilizzare un farmaco specifico o la combinazione di più farmaci. Se in un primo momento possiamo ricorrere a farmaci di automedicazione, come i FANS e gli analgesici non oppioidi, affidandoci alla consulenza di un farmacista, qualora il dolore dovesse persistere, è bene invece consultare il medico al quale le informazioni del paziente consentono una diagnosi più attenta e precoce e la più appropriata terapia. Tra le informazioni fondamentali che è bene riportare al medico sono molto importanti la localizzazione del dolore, il tipo di dolore, l’intensità, la durata, i fattori che scatenano o alleviano il dolore e i farmaci di automedicazione eventualmente già assunti.

Elisabetta Calabretto, Farmacista Ospedaliera, IRCCS MultiMedica

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