Sovrappeso e obesità sono patologie del metabolismo e costituiscono un importante fattore di rischio per patologie come il diabete tipo 2, le malattie cardiovascolari, muscolo-scheletriche e tumorali.
Sovrappeso e obesità sono, tuttavia, patologie prevenibili e reversibili intervenendo sullo stile di vita dei pazienti con diverse strategie diagnostiche e terapeutiche. La principale modalità di intervento si basa sulla definizione di un programma alimentare che sia proporzionato al dispendio energetico totale individuale. Infatti, se si esclude il 3% di obesità con predisposizione genetica, la maggior parte degli individui in sovrappeso è caratterizzata da un eccesso di introito calorico rispetto al dispendio energetico. Solitamente, nei centri dietologico-nutrizionali, l’introito calorico viene stimato in base ad un diario alimentare che, essendo basato su informazioni fornite dall’individuo obeso, è in genere soggetto ad imprecisioni ed errori.
Il dispendio energetico totale di un individuo è la somma di diverse componenti: metabolismo basale (MB), dispendio energetico da attività fisica e termogenesi indotta dalla dieta. Il metabolismo basale (MB) o Resting Energy Expenditure (REE) ne rappresenta la componente principale (55-70%) ed è stato definito come la quantità di energia utilizzata da un individuo a riposo, in uno stato termico neutrale, a digiuno da 12-24 ore, in condizioni di totale rilassamento sia fisico che psicologico.
La calorimetria indiretta è l’esame di scelta per la determinazione del MB o REE. Essa utilizza il consumo di ossigeno e la produzione di anidride carbonica come misure indicative della sintesi/utilizzazione di ATP e quindi del metabolismo basale. Viene definita “indiretta” in quanto non misura direttamente la produzione di calore. A differenza delle equazioni predittive che stimano il metabolismo basale servendosi di misure antropometriche come peso e altezza, la calorimetria indiretta misura (e non stima) il metabolismo basale. Le equazioni predittive indicano il metabolismo basale ideale del soggetto, mentre la calorimetria indiretta il metabolismo basale reale. Questa differenza viene utilizzata nell’esprimere l’REE in percentuale rispetto alle formule predittive, identificando così un metabolismo basale congruo o non congruo con il predetto.
L’esame calorimetrico dura 25 minuti circa, si esegue al mattino in condizioni di digiuno, a riposo e sdraiati su un lettino. Il capo del paziente è avvolto da un sistema di ventilazione-aspirazione che campiona lo scambio gassoso di ossigeno (O2) e anidride carbonica (CO2) del soggetto. Il quantitativo di ossigeno consumato è direttamente proporzionale alle calorie consumate, ed è quindi utilizzato per misurare le calorie dissipate giornalmente. Conoscendo anche la quantità di anidride carbonica prodotta, è possibile calcolare il Quoziente Respiratorio (rapporto tra flusso di CO2 e O2) del paziente: esso può variare tra 0.7 e 1.0. Un Quoziente Respiratorio basso, vicino a 0.7, indica una buona capacità di ossidare (bruciare) i grassi; viceversa, un Quoziente Respiratorio elevato (sopra 0.9) indica una ridotta capacità di bruciare i grassi e, in genere, insulino-resistenza.
Come è stato dimostrato in una nostra recente pubblicazione scientifica, l’esecuzione e le informazioni derivate dalla calorimetria indiretta, utilizzate prima di formulare una prescrizione dietetica, aumentano notevolmente il successo della terapia determinando una significativa perdita di peso del paziente.
In particolare, il nostro studio ha confrontato le variazioni di peso e dei parametri metabolici all’interno di due gruppi composti da persone in sovrappeso e da soggetti obesi. È stata quindi effettuata un’analisi retrospettiva su 355 pazienti, uomini e donne: la dieta è stata prescritta per 215 di loro sulla base di un dispendio energetico a riposo (REE) misurato dalla calorimetria indiretta e per i restanti 140 sulla base di un REE stimato dallo specialista attraverso equazioni predittive. Tutti i soggetti sono stati valutati al baseline, a distanza di 3 mesi, 6 mesi, un anno e a oltre un anno dall’esecuzione della prima visita dietologica. I risultati dello studio hanno dimostrato che il gruppo dei soggetti che ha eseguito la calorimetria indiretta ha presentato una maggiore perdita di peso rispetto al gruppo che non ha eseguito l’esame calorimetrico. Per la prima volta, questo studio ha suggerito un ricorso sistematico alla calorimetria indiretta nei trattamenti di riduzione del peso. Infatti, le formule predittive, nonostante siano più facili da applicare e più usate, sono caratterizzate da un inferiore grado di precisione nella valutazione del dispendio energetico a riposo.
Basandosi su questi dati clinico-scientifici, in MultiMedica abbiamo sviluppato un percorso diagnostico-terapeutico assistenziale (PDTA) dell’obesità (e di condizioni cliniche correlate quali diabete di tipo 2 ed ipotiroidismo) che prevede l’utilizzo routinario della calorimetria indiretta, al fine di migliorare l’efficacia di ogni intervento mirato al calo ponderale.
Livio Luzi, Direttore U.O. Diabetologia e Malattie Endocrine – Gruppo MultiMedica