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Blog – Gruppo MultiMedica

Cambiare vita in un soffio

Sono allergica a tutto! Ho cominciato da bambina con graminacee e parietarie, alle quali, negli anni, si sono aggiunti acari e ambrosia. Ho provato ogni rimedio, con pochi o scarsi benefici. Finché, cinque anni fa, mi è stato prescritto il vaccino. Da allora la mia vita è cambiata radicalmente.

Quando s’incontra Monica la prima impressione è di una persona piena di vita, ma, come ci racconta lei stessa, non è sempre stato così: fin da piccola ha sofferto di forti raffreddori, in tutte le stagioni, che si trasformavano immancabilmente in bronchiti asmatiche. A 8 anni le è stata confermata la diagnosi di asma allergica, ma i rimedi somministrati nel tempo non hanno mai sortito grandi effetti. L’incontro, cinque anni fa, con la dr.ssa Patrizia Bianchi, Specialista in Allergologia presso l’Ospedale MultiMedica di Castellanza, ha cambiato il suo modo di vivere trasformandola nella persona vivace e attiva di oggi.

Monica, partiamo dall’inizio: quando ha scoperto di essere un soggetto allergico?

In pratica da sempre! Fin da bambina un banale raffreddore, che per gli altri si risolveva in qualche giorno, in me si trasformava in una bronchite che mi costringeva in casa per parecchi giorni. C’è da dire che a nutrire il disturbo ci pensavano i classici rimedi casalinghi seppur fatti con l’amore e con le migliori intenzioni materne: camomilla forte con l’aggiunta di miele, latte caldo e miele e vapori balsamici. Tutto contribuiva al peggioramento del malessere confermando l’idea che io fossi una bimba cagionevole. Non è cambiato molto anche quando è stata confermata la diagnosi di asma allergica: occhi rossi, cerchiati e lacrimevoli si accompagnavano a un naso in perenne gocciolamento.

Quando le è stato proposto il vaccino?

Intorno ai 12 anni ho iniziato con le prime iniezioni. All’epoca, infatti, il vaccino s’iniettava e non era particolarmente piacevole, ma ho tenuto duro per un paio di anni con la speranza che le cose migliorassero e non fossi più considerata e indicata come “la ragazzina malata”. Purtroppo, invece, questo appellativo mi ha accompagnato ancora per lungo tempo poiché i miglioramenti auspicati non si verificarono mai. Ci furono senz’altro benefici sul fronte della veemenza degli attacchi ma non sulla loro frequenza e durata. Con la maggiore età anche questa piccola vittoria risultò vana. Ci fu una ripresa della carica allergica con intensificazione dei sintomi: non c’era antistaminico o cortisonico che mi potesse dare sollievo.

Perciò si ritrovò punto e a capo?

Daccapo e con un paio di allergeni in più da cui guardarmi! Ambrosia e acari, soprattutto quelli alimentari. La prima non mi sorprese per niente: ambrosia, pianta che aveva iniziato a mostrarsi in quel periodo nell’area limitrofa all’Aeroporto di Malpensa, in prossimità della zona ove vivevo e lavoravo, da sempre annoverata tra le piante con grado allergizzante molto elevato. Potevo forse restarne immune? Ovvio che no! Ma in realtà fu il secondo allergene, gli acari delle derrate alimentari, a lasciarmi esterrefatta perché, lavorando presso un panettiere, gli acari alimentari erano di casa tra sacchi di farine e alimenti. In altre parole, ero proprio finita nella tana del lupo. Ero ormai rassegnata. Avrei dovuto convivere per sempre con i miei malesseri: occhi perennemente cerchiati, gonfi e arrossati, naso chiuso e gocciolante, voce nasale e accessi di tosse da contenere; per non parlare delle limitazioni alla mia libertà di movimento: niente passeggiate, niente centri commerciali, niente cinema, straccio e disinfettante sempre a portata di mano per assicurarmi la distruzione degli allergeni.

Quando si è decisa a riprendere in mano la situazione?

C’è voluto un grosso spavento per scuotermi dalla mia rassegnazione. Circa sei anni fa, durante la notte, mi sono svegliata con la sensazione che qualcosa mi tenesse chiusa la gola. Mi resi subito conto che non si trattava di uno dei miei classici attacchi d’asma: non riuscivo proprio a immettere aria né con il naso né con la bocca e, sommato alla crescente agitazione, la situazione peggiorava ulteriormente. Svegliatosi, anche mio marito non sapeva come aiutarmi. Dopo il primo momento di smarrimento, fortunatamente è riuscito a farmi prendere un antistaminico, migliorando le mie condizioni quel tanto perché potessi tranquillizzarmi e ricominciare a prendere fiato. Più tardi scoprii che si era trattato di edema laringeo dovuto a episodio allergico, caratterizzato dal rigonfiamento della regione sottoglottica con conseguente chiusura della trachea e impossibilità di respirare. È bastata la sola idea di riprovare un’esperienza simile per convincermi a considerare di rimettere in discussione il mio modo di affrontare la malattia.

Quale è stata la sua prima mossa?

Dovevo trovare un medico che mi seguisse e aiutasse a realizzare il mio proposito. Ho fatto una ricognizione tra amici e conoscenti, che mi hanno fatto il nome della dr.ssa Bianchi dell’Ospedale MultiMedica di Castellanza. Mi era sembrata una buona soluzione, abitando nella zona. Una volta conosciuta e racconta la mia storia, il piano d’azione propostomi dalla dr.ssa Bianchi mi piacque: per prima cosa decise di verificare a che punto fosse il mio stato allergico. Mi prescrisse un prelievo di sangue con l’indicazione di esami specifici e in seguito, o meglio una volta che il mio fisico avesse eliminato i farmaci che avevo assunto fino a quel momento, per lo più antistaminici e cortisonici, che ne avrebbero falsato il risultato, eseguì i test cutanei. Questi ultimi, in realtà, non furono necessari, perché già i risultati di laboratorio confermarono il mio alto grado d’intolleranza, soprattutto ad ambrosia e acari. A questo punto la Dottoressa mi ha proposto l’assunzione del vaccino per entrambi gli allergeni, da prendere in successione, e nella moderna forma in gocce sublinguali. Eravamo nella stagione invernale, in assenza di ambrosia, e quindi iniziai con il vaccino contro gli acari. Da allora la mia vita è cambiata!

Vuol dire che non soffre più di attacchi di asma?

Non solo! Di sicuro negli ultimi quattro anni non ho più sofferto di episodi acuti, per intenderci quelli che mi hanno accompagnato per tutta la vita, e mi hanno precluso tante occasioni; oggi capita raramente che sia colta di sorpresa da un attacco d’asma, e in quei momenti riesco a riconoscere in anticipo i segnali che il corpo mi trasmette così da poter gestire la situazione con i medicinali prima che possa degenerare. Inoltre, ma questa è una mia convinzione, penso che il vaccino, e parlo al singolare perché non ho ancora assunto quello contro l’ambrosia, a lungo andare abbia risvegliato l’intero sistema immunitario, così da rendermi più forte anche verso altri malanni di stagione.

E in che modo questa consapevolezza le ha cambiato la vita?

C’è voluto un po’ prima che mi rendessi conto che avrei potuto fare cose di cui sino a quel momento mi ero privata. Dopo qualche mese di assunzione del vaccino la situazione mi sembrò migliorare e quando mio marito mi chiese di andare a fare una passeggiata all’aperto, per la prima volta dopo tanti, troppo anni, accettai l’invito e tutto andò per il meglio. Così ho preso coraggio: provai un’altra volta, e poi ancora, e siccome non si presentò alcun attacco, ma solo qualche fastidio facilmente gestibile, sempre con cautela non mi sono più lasciata sfuggire alcuna occasione di uscire, visitare luoghi, fare shopping. Insomma, sono tornata padrona della mia vita.

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