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Blog – Gruppo MultiMedica

Un test non invasivo per diagnosticare precocemente il prediabete: i risultati del progetto Diapason

Il diabete è una delle sfide sanitarie più impegnative del 21° secolo: negli ultimi 20 anni, infatti, il numero di persone adulte affette da questa patologia è più che triplicato. Nell’ultima edizione dell’IDF Diabetes Atlas, l’International Diabetes Federation ha stimato che ben 463 milioni di persone nel mondo (circa il 9,3% degli adulti nella fascia di età 20-79 anni) convivono attualmente con il diabete. Un numero destinato a crescere drammaticamente: si parla di 578 milioni (10,2%) nel 2030 e 700 milioni (10,9%) nel 2045.

Molto spesso il diabete, nella sua fase iniziale nota come prediabete, non presenta sintomi e compare silenziosamente. Si stima che 1 su 2 persone affette da diabete ne sia totalmente inconsapevole, e corra quindi un alto rischio di sviluppare gravi complicanze croniche con un forte impatto socio-sanitario per il malato e per la sua famiglia. Per questo motivo, l’identificazione precoce degli individui a rischio diventa una sfida fondamentale per la prevenzione del diabete nella popolazione generale, allo scopo di poter attuare misure preventive per ritardarne l’insorgenza.

In questa ottica, l’IRCCS MultiMedica ha avviato, nel 2013, il progetto “Diapason” (Diabetes Prediction And Screening: ObservatioNal study), uno studio pilota nato per valutare la possibilità di uno screening di popolazione su piccola scala, arruolata in stretta collaborazione con i medici di medicina generale (MMG) della città metropolitana di Milano, l’Università degli Studi di Milano “La Statale”, la Fondazione “Romeo ed Enrica Invernizzi”, la Regione Lombardia e il Ministero della Salute.

Questo studio ha screenato oltre 1500 persone, selezionate in base a età e presenza di fattori di rischio, con la collaborazione dei medici di medicina generale. In questi pazienti è stata stimata la percentuale di rischio di ammalarsi di diabete nei successivi 10 anni, attraverso la somministrazione di un questionario ad hoc denominato FINDRISC (Finnish Diabetes Risk Score). Le 8 domande che compongono il questionario danno un punteggio derivante dalle informazioni sullo stile di vita alimentare, sedentario e sulla familiarità del soggetto.
I pazienti con punteggio FINDRISC maggiore di 9, che corrisponde ad una percentuale di rischio superiore al 10%, venivano inviati all’Unità Operativa di Diabetologia per essere sottoposti ad alcuni esami, allo scopo di verificare se si fosse già in presenza di diabete. Tra questi, l’autofluorescenza cutanea, che si basa sulla misurazione dell’AGE nella pelle, ovvero dei prodotti avanzati di glicosilazione che si accumulano se la glicemia è alta. Questo test riflette la memoria glucometabolica ed è un predittore affidabile di (pre)diabete e complicanze cardiovascolari. L’AGE si misura con una macchina di nuova concezione che stimola con luce ultravioletta la loro naturale fluorescenza, rendendoli così misurabili. Anche in questo caso, il punteggio derivante dalla misurazione maggiore o uguale a 2.1 stabilisce, in associazione alla glicemia misurata a 1 ora dal bolo glicemico, la presenza di prediabete e anomalie glicemiche.

I risultati di questo studio, condotto dall’IRCCS MultiMedica su 531 soggetti selezionati e identificati tramite la compilazione del questionario FINDRISC, sono stati pubblicati sulla rivista internazionale BMJ Open Diabetes Research Care, e hanno dimostrato il valore diagnostico di questo semplice esame. L’autofluorescenza cutanea permette quindi di identificare rapidamente la condizione di pre-diabete nel soggetto, anche nelle sue fasi iniziali, al pari della misurazione della glicemia o dell’emoglobina glicata nel sangue.
Un esame che, se validato su una vasta popolazione, si potrebbe configurare quindi come una possibile alternativa più economica per il Servizio Sanitario Nazionale e meno invasiva per la persona, e potrebbe essere in futuro essere utilizzato all’interno di un programma di screening sulla popolazione generale a livello nazionale, per poter attuare un’efficace prevenzione attraverso programmi di miglioramento degli stili di vita.

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