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Blog – Gruppo MultiMedica

Gestione mini-invasiva del prolasso genitale

Tre donne italiane su dieci, dai 50 anni in su, soffrono di prolasso genitale, una condizione invalidante che consiste nella discesa verso il basso e talvolta fuori dall’introito vaginale di una o più strutture pelviche. Infatti, può interessare la vescica (cistocele), il retto (rettocele), l’utero in combinazioni e livelli di gravità differenti. Oltre il 50% delle pazienti affette da prolasso genitale evidenzia un deficit del supporto pelvico e nel 10-20% di questi casi è presente una sintomatologia clinica significativa, spesso accompagnata anche da deficit di continenza urinaria e/o fecale.

La presenza di “prolasso genitale” associata a eventuale perdita del controllo delle urine ha un impatto negativo sul benessere sociale della donna che ne è affetta con disastrose implicazioni psicologiche e di vita di coppia. I dati reali di prevalenza ed incidenza sono sottostimati in quanto spesso la paziente non riferisce al medico la problematica per imbarazzo. La malattia viene vissuta dalle donne il più delle volte con rassegnazione perché l’imbarazzo e la vergogna impediscono di affrontare l’argomento.

Cause

Le cause del prolasso genitale sono varie, anche se nascondono un meccanismo simile. Tutti gli organi pelvici, utero, vescica, retto sono mantenuti al loro posto attraverso muscoli, fasce e legamenti: il pavimento pelvico. In seguito ad avvenimenti sfavorevoli, può succedere che questi legamenti si rompano o che il muscolo di sostegno si rilassi, comportando a sua volta il rilascio degli altri organi sostenuti. Gravidanze ripetute, parto difficile, obesità, stipsi cronica, malattie respiratorie croniche accompagnate da tosse, lavori pesanti con sollevamento di carichi importanti sono tra le cause più frequenti di prolasso genitale. Alle volte è sufficiente la sola menopausa. Infatti, il calo di estrogeni durante la fase post-menopausale porta un alterato metabolismo del collagene e di conseguenza un cambiamento importante nella morfologia dei connettivi alla base delle strutture legamentose.

Trattamento tradizionale

Il trattamento del prolasso genitale è prevalentemente chirurgico. La scelta della tipologia d’intervento, tra le varie opzioni chirurgiche disponibili è indispensabile per garantire il miglior trattamento per ogni singolo caso, frutto del bilancio tra efficacia e rischio di complicanze anatomo-funzionali permanenti. Negli anni si è passati da una chirurgia vaginale demolitiva, senza rispetto della futura vita sessuale della donna, ad una chirurgia laparoscopica di sospensione anche con l’uso di reti/mesh sintetiche, che nel primo decennio del 2000 vennero usate per via vaginale “troppo e con gravi complicanze” e quindi bloccate dalla FDA ( Food & Drug Administration) Americana. Negli ultimi anni gli studi internazionali hanno fatto preferire la via vaginale e l’intervento prevede il rinforzo delle fasce presenti tra vescica e vagina anteriormente e vagina e retto posteriormente: ma proprio l’utilizzo di queste strutture “native” spesso deboli può esporre la paziente a rischio di recidiva.

Ed è per ridurre le recidive ed aumentare l’abitabilità vaginale che oggi la FIGO (Federazione Internazionale Ginecologi) ha approvato lo studio di un nuovo device/mesh biologico biocompatibile e ben accetto all’organismo che consente, con chirurgia mininvasiva vaginale, di rimodellare il canale vaginale migliorandone l’abitabilità e di conseguenza la qualità della vita sessuale e di relazione della donna operata, e di risolvere il grande problema della defecazione ostruita con rettocele anteriore anche in donne giovani.

Trattamento mininvasivo

Nell’ottica di un approccio chirurgico mininvasivo globale , con la correzione dei difetti dei tre comparti (secondo la Teoria Integrale di Petros), riteniamo dunque che le migliori tecniche attuali siano:

  • ricostruzione pelvica vaginale con protesi biologiche “Butterfly 3D”, in pericardio bovino rimodellante, che dopo 8 mesi si trasformano in fascia autologa e che riducono significativamente il rischio di recidiva a meno del 7% e ripristinano l’anatomia e la funzione vagino-rettale.
  • Iniezione peri-uretrali, ambulatorialmente e in anestesia locale, di “Urolastic”, materiale gommoso polimerico che riducendo il calibro dell’uretra risolve l’incontinenza urinaria severa nelle donne over 70 o in quelle più giovani con comorbilità, perché non è un intervento chirurgico.
  • Trattamenti laser vaginali ambulatoriali non ablativi con “Ladylift”, utilizzabile come terapia temporanea dell’urgenza minzionale e dell’incontinenza da sforzo lieve, nella cura della Sindrome Genito-Urinaria. Per le sue caratteristiche funzionali il laser a diodi migliora la tonicità della parete vaginale riducendo la sintomatologia legata al prolasso genitale. Poter offrire alle pazienti con prolasso un miglioramento soggettivo in termini di riduzione del discomfort può permettere di procrastinare l’intervento chirurgico, soprattutto nella fascia di pazienti più giovani, magari più reticenti a sottoporsi ad isterectomia.

Verso un Centro dedicato al benessere delle donna in menopausa

La qualità della vita rappresenta un punto fondamentale, un obiettivo comune dei clinici, che ha acquisito sempre più importanza nella medicina moderna: non si cura più la sola patologia, ma si cura il paziente a tutto tondo. Questa centralità del paziente, obiettivo primario del Patto per la Salute approvato dal Consiglio dei Ministri il 13 gennaio 2015, che accomuna le varie branche della medicina, ha portato a rivolgere l’attenzione non solo alla ricerca di nuove cure per malattie vere e proprie, ma anche allo sviluppo di nuove soluzioni per prevenire e curare disagi e disturbi legati a condizioni fisiologiche come l’invecchiamento e la menopausa.

La cura dei disturbi legati alla menopausa e delle conseguenze che possono affliggere la terza e quarta età della vita della donna, come il prolasso degli organi pelvici, può stimolare l’organizzazione di centri dedicati al miglioramento della qualità della vita della donna over 50 in modo da estendere anche su scala nazionale la conoscenza e la cultura di tematiche legate alle tecnologie per la vita.

Dr. Danilo Dodero, Medico Ginecologo, Ospedale San Giuseppe

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