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Blog – Gruppo MultiMedica

Il Radiologo Interventista: tra radiologo e chirurgo

Avete mai sentito parlare di Radiologia Interventistica? Si tratta di una disciplina medica d’avanguardia, che sta assumendo un ruolo sempre più importante nella pratica clinica, in quanto in grado di offrire numerose opportunità terapeutiche molto meno invasive rispetto alla chirurgia tradizionale, ottenendo risultati clinici altrettanto precisi ed efficaci.

Lo specialista di riferimento è il Radiologo Interventista, che si pone come una figura intermedia tra radiologo e chirurgo, e combina competenze diagnostiche e terapeutiche.

Abbiamo approfondito l’argomento con il dr. Lorenzo Monfardini, Radiologo Interventista dell’Ospedale San Giuseppe – MultiMedica.

“Dr. Monfardini, in cosa consiste esattamente la Radiologia Interventistica?”

La Radiologia Interventistica nasce come branca superspecialistica della Radiologia Diagnostica, e consente di eseguire interventi mininvasivi, effettuati per via percutanea con accessi millimetrici, utilizzando strumenti come aghi, cateteri e fili guida. Queste tecniche permettono di trattare molte patologie, raggiungendo la sede della malattia attraverso le vie naturali (sistema urinario, digestivo), il sistema vascolare (vene o arterie) oppure con un accesso diretto all’organo malato, come in oncologia, senza ricorrere quindi a incisioni chirurgiche o laparoscopia.

Gli interventi vengono eseguiti dal Radiologo Interventista utilizzando, come “guida esterna”, metodiche di diagnostica per immagini, come TAC, ecografia, fluoroscopia. Lo specialista deve quindi avere sia una perfetta conoscenza delle tecniche di imaging utilizzate, sia competenze cliniche adeguate che gli permettano di selezionare il paziente che realmente può beneficiare del trattamento e valutare la procedura più adatta.

L’integrazione nei gruppi di discussione multidisciplinari, avvenuta negli ultimi 20 anni, ha rappresentato un grande passo avanti per la crescita professionale del Radiologo Interventista, che ora ricopre una funzione centrale all’interno di questi team.

La Radiologia Interventistica si affianca quindi alla chirurgia tradizionale, integrando l’offerta terapeutica e ponendosi come una valida alternativa quando le tecniche mini-invasive dimostrano un chiaro vantaggio per il paziente: ad esempio, quando l’intervento classico comporti rischi elevati per le condizioni di salute o l’età del paziente, o in mancanza di strumenti e tecnologie che permettano di impiegare la chirurgia tradizionale.

“Quali sono le branche in cui opera questa specialità all’interno del Gruppo MultiMedica?”

L’ambito di applicazione della radiologia interventistica è molto ampio ed in continua espansione. Le principali branche della Radiologia Interventistica sono:

l’oncologia interventistica, che consente l’applicazione di trattamenti loco-regionali in un numero limitato di forme tumorali in fase non avanzata. L’obiettivo può essere curativo, con la finalità di eliminare le metastasi, ponendosi come alternativa alla chirurgia tradizionale, oppure palliativo, in alternativa alla chemioterapia o alla radioterapia, con la finalità di tenere sotto controllo la malattia, rallentando la crescita del tumore e riducendo il dolore.

Nel caso dei tumori del fegato e del polmone, ad esempio, allo scopo di eliminare le metastasi, si può ricorrere a trattamenti ablativi come la termoablazione o la crioablazione. Nella prima viene introdotto un ago all’interno della lesione tumorale, collegato ad un generatore di onde elettromagnetiche che generano calore, con l’obiettivo di “bruciare” le cellule tumorali. Nella seconda, sempre tramite un ago, si sviluppa all’interno della metastasi una temperatura inferiore a -20°, che determina uno shock termico che provoca la necrosi del tessuto.

Per tenere sotto controllo il tumore del fegato invece, si può ricorrere a due tecniche: l’embolizzazione arteriosa epatica e la chemioembolizzazione . La prima provoca l’occlusione selettiva dei vasi sanguigni che portano il sangue alle lesioni tumorali, per causarne la morte cellulare, mentre la chemioembolizzazione consente di somministrare la dose di farmaco in maniera selettiva negli organi malati, riducendo gli effetti collaterali e il tasso di complicanze.

la radiologia interventistica vascolare che permette, ad esempio, di curare alcuni casi di aneurismi e trattare patologie ostruttive delle arterie in vari distretti corporei, quali gli arti inferiori, le arterie renali e le carotidi.

“Quali sono i vantaggi della Radiologia Interventistica?”

Le procedure di radiologia interventistica sono caratterizzate da una serie di vantaggi: innanzitutto riducono al minimo i rischi connessi all’intervento, vengono eseguite anche in anestesia locale, i tempi di ricovero in ospedale sono più brevi (e in alcuni casi possono essere effettuate anche in regime ambulatoriale) e i tempi di convalescenza più rapidi, con un grado di soddisfazione e di comfort maggiore per il paziente.

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