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Blog – Gruppo MultiMedica

Volere è potere!

Un infarto e la mia vita è cambiata. Era il 10 marzo 1990. da quel un susseguirsi di piccoli e grandi problemi di salute mi hanno portato a una insufficienza renale cronica che tengo a bada principalmente con una rigida dieta ipoproteica”.

È il signor Sandro, “giovane” ottantenne, a raccontarci la sua storia, che ha inizio con una scelta drastica: tra una terapia sostitutiva come la dialisi e una dieta rigorosissima Sandro non ha avuto dubbi. La sua vita non sarebbe dipesa da una macchina ma solo dalla sua forza di volontà.

Sandro, ci racconti cosa l’ha aiutata nella sua scelta

Penso sia stata la paura. La paura, in fondo, ci trasforma tutti in eroi. E lo spettro della dialisi a me spaventava e spaventa tuttora. La prima volta che ne ho sentito parlare era il 2012, fino ad allora era il cuore ad avere tutta la mia attenzione. Qualche anno dopo l’infarto, infatti, ho avuto bisogno di un intervento di by pass e, successivamente, anche dell’inserimento di un pace maker. È stato proprio dopo quest’ultimo intervento che, visto l’esito degli esami ematici, con il valore della creatinina che si era alzato, il cardiologo mi ha raccomandato un consulto con lo specialista nefrologo. Il primo incontro non fu dei più incoraggianti. Il medico, dato il risultato degli esami, mi vide subito come un ottimo candidato alla dialisi, spedendomi o, meglio, rimbalzandomi da un collega all’altro, chi per prepararmi l’accesso vascolare, chi per vaccinarmi ma comunque senza una spiegazione o condivisione delle informazioni che mi riguardavano. È stata proprio questa confusione di pareri e opinioni che mi ha riportato a consigliarmi con il mio cardiologo, sicuramente il medico che mi conosce meglio non solo dal punto di vista sanitario ma anche umano, ed è stato proprio il mio cardiologo ad indicarmi nel Dott. Bertoli, Direttore dell’Unità di Nefrologia del Gruppo MultiMedica, la persona che faceva al caso mio, e ha avuto proprio ragione! Dopo aver preso visione dei miei esami, il Dott. Bertoli, senza fretta e con pazienza, mi ha spiegato i meccanismi dell’insufficienza renale, e, soprattutto le opzioni che avevamo per trattare questa patologia, tra le quali la dieta ipoproteica. È stato grazie alla sua chiara e scrupolosa spiegazione che mi sono convinto a tentare questa opzione per tenere a bada la malattia, o, comunque per posticipare il più possibile l’inizio della terapia sostitutiva.

Cos’è accaduto allora?

Da quando ho intrapreso questa strada, vale a dire dal giugno 2014, più che la mia vita si è trasformata, per me ma anche per mia moglie, senza la quale faticherei parecchio a rispettare tutte le indicazioni della dieta. Sicuramente il primo ostacolo è abituarsi ai cibi ipoproteici, diversi da quelli abituali per quanto riguarda gusto e consistenza. A chi dovesse avventurarsi in questo percorso consiglio di provare tutti i prodotti a disposizione, così da poter trovare quelli più adatti al proprio palato. Poi bisogna fare i conti con pesi e misure: vietato andare a occhio! La bilancia non serve solo per pesare i cibi, ma anche se stessi. Io la uso periodicamente per tenere sotto controllo il peso corporeo che non deve aumentare ma nemmeno diminuire. Un valido aiuto in questo senso lo trovo anche nello sport, mi piace giocare a golf e praticarlo mi permette di stare molto all’aperto e poter fare lunghe passeggiate e un’attività fisica costante e adeguata alla mia patologia.

In effetti è in splendida forma.

Non nego che all’inizio è stato difficile abituarsi; ma, dopo i primi tempi di assestamento e soprattutto vedendo i risultati ottenuti, considero la dieta ipoproteica alla pari di una terapia che mi permette di ritardare l’evoluzione della malattia, allontanando l’inizio della terapia sostitutiva come l’emodialisi o la dialisi peritoneale. Posso quindi sicuramente dire che ne è valsa e ne vale la pena.

Oggi ho ripreso la mia vita di sempre: non rinuncio certo a un’uscita a cena con gli amici, con mia moglie e i miei cari. Mi organizzo quando necessario, portando gli alimenti ipoproteici o chiedendo alla cucina del ristorante una pietanza che abbia le caratteristiche per me indispensabili anzi, a volte, sono gli stessi ristoratori “amici” a propormi dei menu. Tra l’altro, ai giorni nostri, tra intolleranze alimentari, allergie e regimi particolari, i ristoratori sono abituati alle più svariate richieste e sicuramente le mie sono le più semplici e meno complicate da soddisfare.

Cosa l’aiuta a mantenere il suo proposito?

Ogni tanto mi permetto uno strappo alla regola. Una volta al mese o anche meno, tengo a specificarlo semmai il Dott. Bertoli dovesse leggere questo articolo, mi concedo di mangiare una pizza, di cui sono ghiotto e che gusto a ogni boccone, per poi ritornare a regime rigoroso. Ma l’aiuto per me indispensabile è mia moglie, che si adopera per prepararmi sempre nuove e diverse ricette per rendere di mio gusto i prodotti ipoproteici. Ne inventa talmente tante e gustose che potrebbe farci un libro. Anzi, adesso che ci penso…

La dialisi è un trattamento che riproduce artificialmente alcune funzioni del rene, ripulendo il sangue dall’eccesso di acqua e “prodotti di scarto”. Viene utilizzata principalmente in pazienti con insufficienza renale cronica, patologia che comporta la perdita progressiva ed irreversibile della funzione renale.

La dialisi si distingue in:

  • emodialisi, che comporta il passaggio del sangue del paziente attraverso un filtro contenuto in un sistema chiamato rene artificiale. Il filtro dializzatore nel quale è costituito da una membrana semipermeabile che separa il sangue dal bagno di dialisi. Esistono diversi tipo di emodialisi che utilizzano due sistemi di depurazione: diffusione e convezione. La prescrizione della terapia dialitica viene effettuata dal nefrologo responsabile delle procedure di sostituzione della terapia renale. Le sedute di emodialisi sono tre alla settimana con variazioni legate alla possibilità che il paziente abbia ancora una diuresi residua e quindi una parte del rene funzionante.
  • Dialisi peritoneale, metodica di terapia sostitutiva del rene che utilizza una membrana presente all’interno del corpo, il peritoneo. Il peritoneo è un sottile strato di tessuto che ricopre l’intestino. Questo tipo di dialisi è caratterizzato dall’infusione di fluido dialitico introdotto all’interno della cavità addominale. Tale fluido giunge nell’addome attraverso un catetere posizionato in addome. Durante questo stazionamento le sostanze tossiche del sangue vengono rimosse scaricandosi nel fluido dialitico addominale, e, dopo un determinato periodo di tempo che varia tra le quattro e le sei ore, il liquido viene rimosso dalla cavità addominale. Questo passaggio definito “scambio” peritoneale si effettua tre/quattro volte al giorno. Esiste anche la possibilità di effettuare una dialisi peritoneale notturna nella quale si utilizza un’apparecchiatura in grado di effettuare automaticamente un numero di scambi prestabilito. La dialisi peritoneale è una metodica domiciliare.

 

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