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Blog – Gruppo MultiMedica

Per una corretta diagnosi, guarda fuori dagli schemi!

Non e stato facile, ma seguendo
diligentemente le indicazioni mediche
l’emergenza e rientrata, anche se ho
dovuto continuare cura e controlli

Una diagnosi corretta e di conseguenza una terapia farmacologica mirata sono fondamentali per una risoluzione tempestiva e completa di alcune malattie, soprattutto quando i sintomi possono essere riconducibili anche ad altre patologie. In questo caso la differenza può farla l’attento ascolto del paziente e delle sue abitudini.

Come per Pamela, che ha rischiato la cecità, perché se non curata in tempo, la sua patologia, la cheratite da acanthamoeba, rara e riconosciuta per particolari abitudini, avrebbe potuto degenerare fino al punto di non ritorno.

Pamela quando ti sei accorta che qualcosa non andava?

Era circa la metà di luglio quando, in vacanza, contestualmente alla comparsa di una macchia rossa nell’occhio sinistro, ho avvertito una sensazione di dolore e di fastidio alla luce. Appena tornata mi sono rivolta al mio medico di base che ha riscontrato una irritazione prescrivendomi delle gocce oculari. A distanza di un paio di giorni però il dolore e la sensibilità alla luce erano peggiorati e non riuscendo a dormire, mi sono rivolta al pronto soccorso, dal quale sono uscita con una benda, una crema e delle gocce da mettere nell’occhio per curare una lesione corneale. Dopo qualche giorno la situazione non era migliorata, anzi, soprattutto la fotosensibilità era peggiorata. L’occhio era sempre più arrossato e gonfio, e mi sembrava di avere un velo davanti. Così mi sono rivolta al pronto soccorso di un altro ospedale. Questa volta oltre a confermare la lesione corneale, il medico riscontrò anche una cheratite da virus dell’herpes. Perciò ho cambiato di nuovo cura, aggiungendo dei farmaci cortisonici.

E questa volta c’è stato un miglioramento?

A distanza di qualche giorno non sentivo, né vedevo alcun miglioramento, anzi. Dopo circa un mese dalla comparsa dei primi disturbi, la palpebra era quasi completamente abbassata e riuscivo a intravedere qualcosa da una fessura, ma quello che vedevo era talmente offuscato da non riuscire a distinguere cosa fosse. Sentivo l’occhio come un corpo estraneo, una palla dura e granulosa, la luce mi provocava fitte di dolore, perciò non me la sentivo di uscire e in casa tenevo sempre occhiali da sole e tapparelle abbassate, costringendo a questa situazione anche i miei familiari.

Avevo già sofferto di malattie invalidanti, il mio sistema immunitario non è dei più resistenti, ma attenendomi sempre con diligenza alle disposizioni mediche ne ero sempre uscita, questa volta però, cominciavo a temere il peggio!

Finché una luce in fondo al tunnel finalmente si è accesa!

È proprio il caso di dirlo! Consigliata da un’amica, mi sono rivolta alla Clinica Oculistica dell’Ospedale San Giuseppe di Milano del Gruppo MultiMedica diretta dal Prof. Paolo Nucci, e precisamente al Dott. Saverio Luccarelli, oculista che si occupa di patologia corneale. Era tardo pomeriggio, venerdì e fine agosto, disperata mi sono presentata in pronto soccorso, e finalmente il Dott. Luccarelli dopo avermi visitato molto approfonditamente e chiedendomi di raccontargli precisamente quanto mi era accaduto, ha confermato sì la lesione e anche l’infiammazione alla cornea, che però non era causata dal virus dell’herpes ma da un’ameba, l’acanthamoeba.

I sintomi c’erano tutti: dolore, arrossamento e irritazione oculari, fotofobia, vista appannata e lacrimazione, ma solitamente questa tipologia di infezione, già piuttosto rara, colpisce prevalentemente coloro che utilizzano assiduamente le lenti a contatto, mentre io mi limito, anzi limitavo ad utilizzarle in situazioni particolari, come la trascorsa vacanza al mare. Il microbo che si trova comunemente nel suolo e nell’acqua, ha vita facile in chi, come me, ha un sistema immunitario carente, tant’è che quando giunsi dal Dott. Luccarelli l’infezione era già in fase molto avanzata e i tempi per iniziare una cura erano ormai molto stretti.

Eureka! La situazione è dunque risolta!

Ci sono voluti tre mesi, tre differenti varietà di collirio, da assumere da principio ogni quarto d’ora e controlli medici serrati, perché il Dott. Luccarelli mi dicesse che la situazione si era risolta. Sono stati giorni passati come una reclusa e notti insonni per rispettare i tempi di assunzione della terapia; non è stato facile ma seguendo diligentemente le indicazioni mediche, l’emergenza è rientrata, anche se ho dovuto continuare cura e controlli, entrambi con tempistiche più diluite, ancora per diverso tempo, colpevole anche una riacutizzazione proprio quando pensavo di essermela lasciate alle spalle. Oggi l’occhio è in sostanza ritornato come prima ma comunque ogni giorno lo controllo attentamente, poiché l’ameba, anche se non contagiosa, una volta insediatasi resta latente all’interno dell’organo, ma ora sappiamo cosa dobbiamo affrontare!

La cheratite da acanthamoeba

La cheratite è un processo infiammatorio a carico della cornea che in sé non è particolarmente grave. Possono essere infettive, o dipendere da agenti fisici o da malattie sistemiche.

L’acanthamoeba è un protozoo microbico che si trova comunemente nell’acqua e nel suolo, venirne a contatto è perciò molto facile. L’uomo è molto resistente ma basta una piccola lesione nella cornea perché vi si annidi e sviluppare un’infiammazione. Per questo motivo i soggetti più a rischio sono i portatori di lenti a contatto che non prestano particolare attenzione alla loro cura e igiene; le lenti, infatti, possono provocare microlesioni corneali facile via per il parassita, anche se la patologia può insorgere dopo un trauma corneale, soprattutto se avvenuto in ambienti campestri.

Sono indicatori specifici della patologia, dolore oculare, fotofobia, arrossamento, irritazione oculare, sintomi ai quali si possono associare vista appannata e lacrimazione. L’infezione da acanthamoeba si presenta in due fasi: una prima vegetativa, e una seconda, più pericolosa sotto forma di cisti che può interessare anche il bulbo oculare.

Per questo la tempestività di diagnosi e un’adeguata terapia sono decisive per la regressione della patologia.

Al momento non esiste un farmaco autorizzato per il trattamento della cheratite da acanthamoeba, come terapia farmacologica si utilizza una combinazione di agenti anti-amebici che ne ha notevolmente migliorato l’esito.

 

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