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Blog – Gruppo MultiMedica

La sindrome del tunnel carpale in gravidanza

La Sindrome del Tunnel Carpale (STC) è la causa più frequente di intrappolamento di un nervo periferico in corso di gravidanza. Si determina per la compressione del nervo mediano al polso, laddove questo attraversa il canale del carpo passando al di sotto di una struttura legamentosa (il legamento trasverso del carpo) per raggiungere la cute ed i muscoli della mano. Il nervo mediano è un nervo misto, sensitivo e motorio. La parte sensitiva fornisce la sensibilità alla superficie palmare ed alla punta delle prime tre dita della mano e di metà del quarto dito. La parte motoria innerva a livello della mano alcuni piccoli muscoli che consentono il movimento del pollice. Quando il legamento traverso e le guaine che ricoprono i tendini aumentano di spessore, diminuendo di conseguenza lo spazio nel canale, il nervo mediano si comprime e va in sofferenza.

Perché è più frequente durante la gravidanza?

È una patologia che diventa più frequente anche durante la gravidanza e in particolare quando l’equilibrio ormonale si altera come succede tipicamente durante la gravidanza, l’allattamento e con la menopausa.
Infatti, come spiegano le Linee guida della gravidanza fisiologica rilasciate dal Ministero della Salute, la Sindrome non è rara nella donna in gravidanza, con valori di incidenza stimati tra 21% e 62%, più frequentemente nelle gravide con più di 30 anni e nelle nullipare.
Le cause dell’incrementata incidenza di tale quadro in gravidanza sono per lo più legate alla ritenzione di liquidi a livello del polso e del nervo mediano, che determina un aumento della pressione sullo stesso nervo ed una sua compressione. Le variazioni ormonali possono essere responsabili di un edema del legamento trasverso del carpo, con conseguente riduzione dello spazio di scorrimento delle fibre nervose. C’è inoltre da considerare una quota di donne affette già da tale Sindrome, seppur clinicamente non manifesta, nelle quali i sintomi si scatenano proprio con la gravidanza.  In genere, il disturbo si evidenzia tra il terzo e il sesto mese o verso la fine della gravidanza, essendo anche questa fase caratterizzata da maggiori variazioni ormonali.

Quali sono i sintomi?

La Sindrome del Tunnel Carpale si manifesta generalmente con la presenza di dolore, intorpidimento e/o perdita di sensibilità alle prime tre dita della mano ed a metà del quarto dito, soprattutto notturne. Nei casi più avanzati si può associare anche una perdita di forza nei movimenti del pollice. A seguire possono comparire anche dolore, che può estendersi dalla mano e dal polso fino alla spalla, calo della sensibilità tattile delle dita e della forza prensile della mano, soprattutto a eseguire i “movimenti fini” come abbottonare una camicia o allacciare il reggiseno. Durante la notte, la posizione sdraiata ridistribuisce i liquidi corporei con un aumento dell’edema agli arti superiori e quindi anche all’interno del tunnel carpale con conseguente aumento della pressione e dell’aggravarsi dei sintomi.

Come si può diagnosticare?

La diagnosi e la cura precoci sono importanti per evitare danni permanenti al nervo mediano. Prima di tutto è bene sottoporsi ad una visita specialistica durante la quale verranno inquadrati i sintomi per capire se sono collegati proprio alle variazioni ormonali, alle attività quotidiane o a un disturbo sottostante.
Tra i test specifici che si eseguono ci sono ad esempio il test di Phalen e il test di Tinel: durante il Test di Phalen il paziente deve mantenere i polsi, uno di fronte all’altro, in flessione o estensione per circa un minuto. Avvertire la comparsa di formicolii o di un dolore accentuato alle dita è indice di una possibile malattia in atto. Con il Test di Tinel si percuote invece la parte volare del polso. Percepire una scossa può essere segno di irritazione del nervo e quindi della presenza della sindrome del tunnel carpale.
Per valutare lo stato funzionale del nervo e stadiare la Sindrome è utile ricorrere alla elettromiografia/elettroneurografia (EMG/ENG). L’esame può essere percepito come fastidioso, ma di norma è ben tollerato. Non ci sono controindicazioni per l’esecuzione dell’esame in gravidanza. In alcuni casi può essere utile richiedere anche una ecografia del nervo mediano e dei tendini flessori al polso e palmo.

Come curarla?

La prognosi della STC insorta in gravidanza è generalmente favorevole, visto che i sintomi tendono a regredire dopo il parto, persistendo per oltre un anno solo in meno della metà dei casi. Tuttavia i sintomi possono persistere per tutta la durata dell’allattamento o comunque per alcuni mesi dopo il parto per risolversi spesso una volta ristabilito l’equilibrio ormonale. La terapia in gravidanza è basata su trattamenti conservativi, in particolare l’uso di tutori di polso notturni da indossare durante la notte per decomprimere il nervo. I movimenti di F7E combinata di gomito, polso e dita e conseguente glide del nervo mediano, consentono di aumentare la vascolarizzazione del nervo. Risulta utile, inoltre, associare lo stretching della muscolatura intrinseca, per diminuire la pressione all’intervento del canale carpale.  È bene comunque attenersi sempre ai consigli di fisioterapisti o specialisti nella riabilitazione della mano evitando “il fai da te”. Utrasuoni, ionoforesi, laser possono migliorare i sintomi, ma non agiscono sulla causa della sindrome.
Nel caso in cui i trattamenti conservativi risultassero inefficaci o se la patologia persistesse potrebbe essere necessario ricorrere all’intervento chirurgico, ovvero all’incisione del legamento traverso del carpo allo scopo di ampliare lo spazio a disposizione del nervo mediano. In alcuni casi, quando i sintomi sono molto accentuati e gli esami documentino una sofferenza marcata del nervo, l’intervento è eseguibile anche in gravidanza, pur con i dovuti accorgimenti in protezione di mamma e bambino. La procedura viene eseguita per via endoscopica in circa cinque minuti, con mini incisione al polso, in anestesia locale in regime di Day Surgery. La tecnica endoscopica permette una riabilitazione più veloce e minori disagi postoperatori rispetto all’intervento tradizionale. Essenziale la fisioterapia, che rappresenta parte integrante del trattamento chirurgico, con esercizi eseguibili autonomamente durante la giornata. L’obiettivo della fisioterapia è la riduzione dell’edema post-operatorio, il ripristino della mobilità delle dita, il trattamento delle cicatrici e il recupero della muscolatura del pollice per consentire l’utilizzo immediato della mano per le normali attività quotidiane, in modo da riprendere l’attività lavorativa in poche settimane.

Prof. Giorgio Pajardi, Direttore U.O. Chirurgia della Mano, Gruppo MultiMedica / Università degli Studi di Milano
Dr.ssa Chiara Parolo, U.O. Chirurgia della Mano, Gruppo MultiMedica / Università degli Studi di Milano
Dr.ssa Elisa Rosanda, U.O. Chirurgia della Mano, Gruppo MultiMedica / Università degli Studi di Milano

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